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Se esiste un uomo che riassuma, nella sua vicenda biografica e artistica, la parabola frammentata e contraddittoria del Novecento musicale, questi è certamente Giancarlo Facchinetti. Nato a Brescia nel 1936, formatosi tra i Conservatori di Parma e Milano con alcuni dei migliori maestri dell'epoca, stimato insegnante e direttore d'orchestra, nella sua ancora oggi vivacissima carriera di compositore ha saputo armonizzare almeno tre atteggiamenti dissonanti: la convinta adesione alla dodecafonia, la passione per il teatro e le musiche di scena e il gusto per la provocazione e l'umorismo straniante. Questo libro è la storia di un artista che rifugge le classificazioni e che ha speso il proprio talento per trovare un forse impossibile equilibrio tra ordine razionale e libertà, tra complessità di linguaggio ed esigenza di comunicare, attraversando le ferite del ventesimo secolo per immaginare una musica finalmente affrancata dai fantasmi del passato e capace di essere ancora una forza viva e vitale. Se non come testimone di verità, almeno come struggente consolazione.